Ich bin ein Singularitarian. Recensione di La singolarità è vicina

Autore: Giuseppe Vatinno

da: Divenire 5, Libreria ()

Ray Kurzweil,

La singolarità è vicina,

Edizioni Apogeo,

Milano 2008, pp. 590.

Ray Kurzweil (New York, 1948), autore di libri di successo come The Age of Intelligent Machines (1990) seguito da The Age of the Spiritual Machines (1998), è un futurologo ed inventore ed è anche uno dei principali preconizzatori della "Singolarità" (infatti il capitolo centrale si chiama non a caso "Ich bin ein Singularitarian") e cioè di quel momento in cui la progressiva accelerazione non lineare della tecnologia porterà all'emergere di un epifenomeno: la "fusione" dell'intelligenza biologica con quella artificiale delle macchine, ma chiamiamola pure non biologica, con la conseguente magnificazione di arte, scienza e conoscenza.

Questo sarà un vero e proprio salto qualitativo, innescato engelianamente dal superamento della soglia di una quantità critica di tecnologia intelligente.

Kurzweil individua, nel suo libro, sei epoche nell'evoluzione: quella dominata dalla fisica-chimica, quella della biologia, quella del cervello, quella della tecnologia (l'attuale) e poi le ultime due, situate in un futuro prossimo, caratterizzate dalla fusione della tecnologia con il cervello, e cioè il dispiegarsi dell'"onda della Singolarità" ed infine quella, la Sesta Epoca, in cui l'universo, "svegliandosi", acquisirà una sorta di autocoscienza.

I temi legati alla Singolarità sono un elemento portante anche della filosofia Transumanista e nel libro è spesso citato il filosofo Max More (1964), che vede l'epoca post-singolarità come l'inizio di un'epoca post-umana.

Quali saranno le principali aree interessate da questa irrefrenabile evoluzione che innescherà la Singolarità? È presto detto: l'ingegneria Genetica, la Nanotecnologia, la Robotica o l'intelligenza artificiale (GNR) che costituiscono già ora una mirabile e potente miscela propulsiva.

Alcuni fisici-filosofi, come Roger Penrose, sulla scorta del teorema di incompletezza di Gödel, mettono in dubbio, dal punto di vista teoretico, la capacità della Intelligenza Artificiale di emulare completamente la mente umana (il "software"), ma questo potrebbe, dopo tutto, non essere un limite, ma addirittura un vantaggio, perché potrebbe, in un certo senso, migliorarla, mentre altri mettono in dubbio, basandosi sul principio di indeterminazione di Heisemberg, la possibilità di scannerizzare perfettamente i neuroni (l'"hardware") nel procedimento della cosiddetta mind uploading, o mappatura neuronale del cervello.

Ma torniamo al concetto di Singolarità.

Il primo a parlare di "Singolarità" nella accezione moderna è stato Vernor Vinge, scrittore di fantascienza e professore universitario di matematica, all'inizio degli anni '80 dello scorso secolo. La Singolarità, che in base a stime quantitative Kurzweil fissa al 2045, sarà dunque un momento di discontinuità e di sostanziale cambio di paradigma culturale; essa è basata sull'ipotesi che la tecnologia crescerà sempre di più fin quando l'intelligenza umana basata sul carbonio si fonderà con l'intelligenza artificiale fondata o su altri elementi chimici, come il silicio dei computer, o su nuove forme del carbonio, come i nanotubi; in ogni modo, il "nuovo mondo" che emergerà dalla cosmogenesi tecnologica avrà poco a che fare con il mondo che tradizionalmente conosciamo.

Kurzweil si basa sulla sua "legge dei ritorni accelerati" che garantisce una forte evoluzione non lineare della tecnologia in una certa analogia con la cosiddetta “legge di Moore” per quanto riguarda il numero dei componenti di un circuito elettronico integrato.

Segnali di tecnologie pre-Singolarità sono sotto i nostri occhi tutti i giorni: l'eccezionale sviluppo di una rete interconnessa di computer, Internet, rappresenta una rivoluzione paragonabile (se non superiore) a quella dell'invenzione della stampa.

La transizione tecnologica con il suo superamento di quello che il filosofo Nick Bostrom chiama il "carbo-sciovinismo", in ogni caso, dovrà essere accompagnata, sorretta e rafforzata da un'analoga "transizione cognitiva" che permetta anche di valutare e gestire gli eventuali pericoli che l'accompagnano.