Transumanismo ed ermetismo

Autore: Rémi Sussan (traduzione di: Stefano Vaj)

da: Divenire 4, Genealogia ()

Titolo capitolo

Divenire immortali! Dare del tu alle stelle! Superare i limiti della propria individualità, essere chi ci pare, in breve: simili ad un dio! Molte affermazioni del transumanismo si avvicinano alle promesse delle religioni del mondo intero. Per molti, è la prova che il transumanismo non è altro che mitologia travestita con gli orpelli della scienza. Per altri, che provano maggior simpatia per tale ideologia, ciò mostra che effettivamente risponde a certe questioni di ordine “metafisico” ma apportandovi soluzioni che, da parte loro, appartengono al dominio della razionalità. Certi non esitano a dire che bisogna tener conto di questa prossimità, e non rigettarla. 1

Checché se ne pensi, questa prossimità del transumanismo con il sacro tradizionale esiste e merita di essere esplorata. Una tale religione, basata sulla conoscenza e la tecnologia, sarebbe un fenomeno interamente nuovo, o esistono precedenti storici? Sopratutto, cosa possono insegnarci questi eventuali precedenti su una possibile sacralizzazione della tecnologia contemporanea?

L’ermetismo

Di fatto, esiste una filosofia di questo tipo che percorre in filigrana tutto il corso della storia occidentale. Tale dottrina, che giocò un ruolo non trascurabile nella comparsa della rivoluzione scientifica rinascimentale, deve il suo nome, “ermetismo”, al dio Hermes, il dio greco della conoscenza, dei mercanti e dei ladri. Nella tarda antichità, all’inizio del cristianesimo, Hermes, anche su influenza del suo equivalente egiziano Thoth, doveva assumere una statura particolare e divenire, sotto il nome di Ermete Trismegisto, il nuovo profeta, talora umano, talora divino, di una religione della conoscenza e della tecnica.

Ciò che viene chiamato in senso stretto l’ermetismo è una filosofia che si espresse prima di tutto tramite un insieme di testi chiamati gli Ermetica, centrati sull’insegnamento del suddetto Ermete Trismegisto, e che vengono tradizionalmente suddivisi in “tecnici” e “filosofici”. Ma, in un’accezione più ampia, l’ermetismo non era che una componente di un più vasto movimento culturale che includeva numerose altre influenze: quella del neoplatonismo, con la sua insistenza sulla matematica e sull’introspezione, quella della teurgia, o invocazione degli dèi tramite la magia; quella della gnosi, infine, movimento religioso dualista che affermava la natura cattiva del mondo materiale e la necessità di ottenere la salvezza, non tramite la fede e le opere, ma tramite la conoscenza stessa. In effetti, non esistette probabilmente mai una vera e propria “chiesa” ermetica, con tesserati e divieto di perder tempo nel tempio del vicino. Più probabilmente gli ermetici dell’antichità si fabbricavano la loro propria religione prendendo a prestito degli elementi dagli Ermetica, altri dal neoplatonismo, e altri ancora dalla gnosi, in un sincretismo quasi New Age...

Nel medioevo l’ermetismo va in Occidente incontro ad un’eclisse, ma non nelle terre d’Islam. È qui in particolare che si sviluppa l’alchimia, la pratica emblematica dell’ermetismo. Che ritorna poi in forze in Occidente nell’epoca dell’Umanesimo e del Rinascimento con Marsilio Ficino e il suo discepolo Pico della Mirandola, mescolandosi con la Kabbala e con il misticismo cristiano per creare una sintesi originale.

Nel Seicento, l’ultimo grande adepto del pensiero ermetico, Giordano Bruno, finisce sul rogo. Qualche anno più tardi, Isaac Casaubon prova che il “corpus hermeticum”, che la maggior parte degli studiosi riteneva consistere in un testo egiziano dell’epoca di Mosé, data in realtà dalla tarda antichità. Dopo questi due duri colpi, il pensiero ermetico non scompare, ma diventa underground. L’ermetismo si trasforma in ciò che sarà chiamato molto più tardi occultismo. Ma non cessa di giocare un ruolo determinante nella storia delle idee. Dopo Newton, grande praticante di alchimia, niente più ermetisti nei ranghi delle nuove scienze. Leibniz è probabilmente l’ultimo filosofo ad essersene apertamente ispirato.

Quali sono i punti più importanti della filosofia ermetica? Innanzitutto, l’idea della dignità dell’uomo. «Che grande miracolo è l’uomo»: è con questa citazione dell’Asclepio, il più celebre dei trattati ermetici, che comincia l’orazione per la dignità umana di Pico della Mirandola. Ciò basta a mostrare il ruolo che giocò l’ermetismo nella nascita dell’Umanesimo. In Pico, ciò che caratterizza la potenza dell’uomo è la capacità di trasformarsi nella direzione desiderata: «All’uomo è permesso di essere ciò che sceglie di essere». L’umanesimo mirandoliano, ispirato dall’Asclepio, è perciò sin dall’inizio un vero e proprio transumanismo.

L’altra caratteristica importante dell’ermetismo è l’utilizzo della tecnica per ottenere l’identificazione con il divino. Certo gli Ermetica non trattano delle tecnologie moderne, ma si consacrano essenzialmente all’alchimia, alla magia, all’astrologia... A torto vedremmo ciononostante in queste credenze semplici attività irrazionali che conviene distinguere a qualsiasi costo dalla “vera” scienza.

È certo irrazionale oggi continuare a credere nell’astrologia, con l’accumularsi di dati che mostrano il suo carattere arbitrario e l’impossibilità in cui si trovano gli astrologi di provare la validità delle loro predizioni. Ma nell’antichità, o ancora durante il Rinascimento, l’astrologia era l’espressione di un approccio razionale, perché presupponeva l’esistenza di un determinismo naturale in opposizione ad una provvidenza divina che superasse la nostra comprensione. Da un punto di vista strettamente filosofico, non c’è alcuna differenza tra un ermetista che consultava il suo oroscopo ed un geek contemporaneo impegnato a interpretare il suo genoma appena appena sequenziato dalla società 23andme. Al più si può pensare che il metodo del secondo sia più efficace, e ancora la cosa non è neppure così sicura.

L’alchimia, scienza centrale degli Hermetica tecnici (al punto che ermetismo ed alchimia divennero con i secoli quasi sinonimi) ci mostra molti altri punti comuni con il pensiero transumanista moderno. L’alchimista non cerca innanzitutto di trasformare il piombo in oro. La sua ricerca fondamentale riguarda l’immortalità. Beninteso questa ricerca passa per la tecnologia. Ma c’è un angolo ancora più importante: la filosofia soggiacente. Nel pensiero alchemico, soprattutto a partire dal Rinascimento, l’universo è imperfetto, non terminato. Esattamente come i metalli si credeva “evolvessero” naturalmente verso l’oro, il ruolo dell’alchimista era di accelerare questa evoluzione ed applicarla a se stesso. L’alchimista è perciò un compagno del dio nel processo di creazione del mondo. Il pensiero ermetico sfugge alla dicotomia di certa tradizione occidentale che ci offre la scelta tra sottomettersi completamente alla natura perché ogni tentativo di derogarvi sarebbe manifestazione di orgoglio, di hybris, o al contrario di rivoltarsi contro di essa, negandole ogni valore che non sia puramente utilitaristico.

Di tutti gli aspetti del pensiero ermetico, l’alchimia, soprattutto nella sua versione post-rinascimentale, è probabilmente ciò che si avvicina di più al transumanismo, che si tratti della ricerca dell’immortalità fisica o dell’interesse per le strutture profonde della materia manifestato dalla nanotecnologia. Ma al di là di tale comparazione, è soprattutto questa nozione di un universo perfettibile in cui l’uomo giocherebbe il ruolo di catalizzatore evolutivo che colpisce l’attenzione.

La coscienza umana non sarebbe solo un epifenomeno in un mondo privo di senso. Giocherebbe un ruolo fondamentale nelle finalità ultime dell’universo. Perché alla fine sarà il cosmo stesso ad accedere alla coscienza di sé: è il punto Omega di Frank Tipler, il momento in cui «la vita avrà acquisito il controllo di tutta la materia e di tutte le forze esistenti, non in un solo universo ma in tutti gli universi logicamente possibili: la vita si sarà sparsa in tutte le regioni spaziali, in tutti gli universi che possono logicamente esistere, e avrà immagazzinato una quantità infinita di informazione, inclusi tutti i bit di sapere che è logicamente possibile conoscere». 2

Del resto, Mircea Eliade aveva rimarcato sin dal 1931 la rassomiglianza tra l’alchimia e il pensiero di Teilhard de Chardin, concepitore della prima versione di un punto Omega: «Esiste una simmetria fondamentale tra la teologia ottimista di Teilhard de Chardin e più in particolare tra la sua speranza di una escatologia cosmica portata a compimento da Cristo e l’ideologia religiosa della tarda alchimia occidentale». 3

L’astrologia è volta a comprendere le leggi naturali. È lo studio del determinismo, di come le cose succedono. La magia serve esattamente a contrastare questo determinismo. Invocando gli dèi appropriati, è possibile uscire dal “destino che è scritto nelle stelle”, come dice la parola biblica. Se per esempio manco di qualità “venusiane” nel mio carattere, invocherò Venere. Potrei così aumentare le mie capacità estetiche ed emotive, pensava Marsilio Ficino, traduttore fiorentino del corpus hermeticum. La magia, da un punto di vista funzionale, è l’equivalente di ciò che viene oggi chiamata la cognizione potenziata. Gli esercizi della Nintendo, le designer drugs, un giorno gli impianti neuronali, rimpiazzano i rituali, ma gli obbiettivi restano gli stessi.

Ma la magia non è semplicemente una psicologia primitiva. È ben più di questo. «Magia vuol dire coniugarsi con il mondo», dice Pico della Mirandola. La condizione primordiale del successo delle operazioni magiche, ci spiega da parte sua il suo quasi contemporaneo Cornelio Agrippa, è la coscienza che il mago deve possedere della dignità umana. «Il mago, secondo i filosofi, è colui che allea il sapere e il potere di agire», rilancia Giordano Bruno nel suo De magia.

La magia è dunque la liturgia della nuova religione che favorisce l’azione nel mondo e afferma il carattere divino dell’essere umano. Essa presenta parimenti un universo governato integralmente dall’informazione, dal codice, che sia numerico come nel pitagorismo o alfabetico come nella Kabbala. Un’idea questa largamente ripresa dalla cybercultura, da cui il transumanismo appare direttamente derivato. Erik Davis, famoso critico delle nuove culture e tendenze, ha scritto testi eccellenti in argomento, come A Computer, a Universe, o il suo eccellente libro Techgnosis. 4

Anime costruite

Se l’uomo è un dio, è dotato di potere creatore, come lo sarebbe un dio. Di fatto, la creazione di esseri artificiali appare come l’esempio della signoria suprema delle tecniche magiche ed alchemiche. Per Jabir, alchimista arabo del medioevo, spiega Pierre Lory, «l’operatore che padroneggia pienamente la sua arte può produrre, a suo piacere, non soltanto sostanze minerali, ma ugualmente vegetali, animali ed anche esseri umani, tramite un’esatta imitazione delle leggi naturali. L’alchimista, sani, può in effetti imitare il demiurgo, bâri, sino a produrre dei tali effetti». 5

Davvero l’idea della creazione di esseri artificiali, di homunculi, di golem come dice la tradizione kabbalistica, ovvero di anime costruite come scriveva l’ermetico del Rinascimento Giulio Camillo (un una formula che sembra esprimere una nozione arcaica di intelligenza artificiale) 6 , è una questione fondamentale per la filosofia ermetica, e ciò sin dall’inizio. Il più famoso senza dubbio dei passaggi dell’Asclepio ci narra: «Ciò che abbiamo già detto dell’uomo è meraviglioso, ma tutte quelle meraviglie non valgono questa: ciò che soprattutto suscita ammirazione è il fatto che l’uomo è stato reso capace di scoprire la natura degli dèi e di produrla. I nostri primi antenati […] inventarono l’arte di fare degli dèi; […] siccome non potevano creare propriamente delle anime, dopo aver evocato anime di demoni o di angeli, le introdussero nei loro idoli tramite riti santi e divini, così che questi idoli avessero il potere di fare del bene e del male».

All’epoca della resurrezione dell’ermetismo greco-egiziano durante il Rinascimento, questo testo affascinava gli interpreti fiorentini, pur spaventandoli. Fabbricare degli dèi, non è la blasfemia finale?

Secondo lo storico Wouter J. Hanegraaf 7 , l’ermetico fiorentino Lazarelli sarebbe andato ancora più lontano dei suoi predecessori dell’antichità. Se questi pensavano che fosse possibile “fabbricare degli dèi”, credevano fosse per questo necessario attirare spiriti planetari in statue. Ma per Lazzarelli la rivelazione cristiana rendeva inutile questo passaggio. Diveniva possibile, secondo lui, creare direttamente delle anime in luogo di attirarle dalle stelle. Il mago ermetico possedeva dunque gli attributi del Creatore stesso.

Cybergnosticismo, cyberermetismo, cybermarcionismo

Come abbiamo visto, l’ermetismo non era che un ingrediente in seno al cocktail complesso della spiritualità antica. Al tempo stesso, se certe idee come la divinità dell’uomo o la bellezza del mondo materiale sono espresse negli Ermetica, altre idee più pessimiste entrano nella composizione del cocktail, fino a ritrovarsi nei trattati ermetici stessi. Così, gli gnostici, che rifiutavano il mondo come malvagio e speravano di entrare a far parte di un universo puramente spirituale, svincolato dalle costrizioni del corpo. I neoplatonici, benché considerassero il mondo naturale come buono, affermavano nondimeno che l’anima umana doveva sciogliersene, cosa che li assimila agli gnostici sotto questo aspetto.

Marcione, che visse nel primo secolo della nostra era, è uno dei primi eresiarchi del pensiero cristiano, ed è spesso confuso con gli gnostici. A torto, ci spiega lo storico delle religioni Ioan Couliano 8 , giacché presenta rispetto ad essi una differenza fondamentale. In effetti gli gnostici (prossimi su questo punto agli ermetici ed ai neoplatonici) ritenevano che l’uomo possedesse una particella di divinità che lo rendeva uguale ovvero superiore agli dèi. Ora, per i marcioniti, al contrario, l’uomo era stato creato dal dio malvagio autore del mondo materiale. È per pura compassione per queste creature insozzate ed imperfette che il dio sconosciuto e buono aveva inviato il Cristo al fine di salvarle.

I transumanisti sono spesso stati considerati come dei “cybergnostici” 9 , soprattutto quando si lasciano andare a speculazioni sulla loro tecnica immortalista preferita, l’uploading consistente nel “caricare” il contenuto di un cervello su un altro supporto, tipicamente non organico. D’altronde, saremmo tentati di raffinare questa analisi e suddividere gli atteggiamenti transumanisti in diverse correnti. Tra di essi, un “cyberermetismo” che auspica l’utilizzo della tecnologia per creare un corpo perfetto e persino un universo perfetto grazie ad interventi di megascale engineering 10 . Ma esiste ugualmente una tendenza “cybergnostica” in tale ambiente, che vorrebbe semplicemente abbandonare questo universo per crearne un altro, virtuale, in cui potrebbero vivere gli spiriti uploadati. In talune speculazioni, taluni giungono ad ipotizzare la distruzione in tutto o in parte del mondo reale per farne del “computronium”, una materia ipotetica dotata della massima capacità di calcolo fisicamente possibile e che potrebbe servire da supporto materiale a queste simulazioni molto sofisticate. 11 Ritroviamo qui un disprezzo piuttosto accentuato del mondo materiale. I transumanisti possono ben sforzarsi di tentare di spiegare che queste “simulazioni” si riveleranno altrettanto ricche, ovvero più ricche, della realtà (al punto, come spiega il filosofo transumanista Nick Bostrom 12 , che potremmo già ritrovarci all’interno di una di esse!), e che il corpo virtuale dell’individuo uploadato potrebbe vivere una gamma senza uguali di emozioni sensoriali: l’uso stesso del termine “virtuale” o “simulazione” non può che evocare immagini dell’universo asettico e vuoto di Second Life. Un’impressione di immaterialità, questa, che è fortemente accentuata dall’uso sistematico e disastroso della parola meat, la “carne che si mangia”, per designare il proprio corpo biologico.

Esistono cybermarcioniti? Li si vede profilarsi in varie correnti “singolaritarie” che sospettano che la vera nascita della transumanità avrà luogo attraverso la creazione di un’intelligenza superiore a quella umana. Tale intelligenza superiore potrebbe ben essere un umano mutante, ma per alcuni il cervello umano è strutturalmente troppo limitato per permettere questo passaggio ad un livello superiore. 13 Solo un’intelligenza artificiale progettata sin dall’inizio in modo ottimizzato potrebbe permettere questa forma di “singolarità” storica. L’uomo è destinato a restare per sempre un primate dalle potenzialità limitate. Solo un dio digitale, una “intelligenza artificiale amichevole” (“friendly AI”) potrà per compassione salvarci da noi stessi, probabilmente trasferendoci in un paradiso artificiale che per meraviglioso che possa essere assomiglierà per molti aspetti a una riserva.

È forse questa combinazione di pessimismo marcionita, di dualismo gnostico e di ottimismo ermetico che rende il transumanismo così difficile da comprendere dall’esterno, e talora così inquietante. Esso associa troppo spesso un discorso pieno di speranza con considerazioni molto tetre sulla natura umana che sembrano contraddire il primo messaggio. Non serve a nulla discorrere di immortalità se al tempo stesso si sottointende che l’uomo, per sua stessa natura, non può sperare di essere signore del proprio destino e deve mettersi nelle mani di una intelligenza superiore ed “amichevole”.

Episteme e gnosis

Come spiegato lungamente da Garth Fowden nel suo libro The Egyptian Hermes: A Historical Approach to the Late Pagan Mind 14 , l’insieme di queste conoscenze mondane (ἐπιστήμη) doveva a termine trasformarsi in γνῶσις (conoscenza di sé, del divino). L’ermetico può animare statue, studiare le stelle, evocare i demoni, ovvero elaborare la pietra filosofale. Ciò che fondamentalmente conta è la natura della realtà che si svela sotto i suoi occhi per mezzo di tutto ciò. La riuscita delle sue operazioni, ivi compresa la sua propria immortalità, non sono nient’altro che il segno della gnosi che ha acquisito. Si potrebbe essere tentati di vedere un equivalente della gnosi nel progetto transumanista, nella promessa finale formulata dalla tesi del punto Omega, ovvero della Singolarità (se si fa astrazione del suo aspetto inquietante, antiumanista). Sarebbe a mio avviso un errore. Una promessa è sempre legata al futuro, alla speranza di realizzazione, e si accompagna necessariamente all’angoscia della sua possibile sconfitta. Quando insiste troppo sul futuro, il transumanismo si avvicina piuttosto al cristianesimo popolare che all’ermetismo o alle forme più mistiche ed elaborate di cristianesimo. Un’esperienza religiosa ha sempre luogo qui-ed-ora, il suo valore non dipende dal successo dell’instaurarsi di condizioni esterne.

Ma in compenso, forse si potrebbe dire: alla fin fine, poco importa la fattibilità dell’uploading, del nanoassemblatore universale, del megascale engineering o del punto Omega. Ciò che conta è senza dubbio la vertigine generata da queste prospettive. Attraverso la semplice contemplazione della possibilità di queste tecnologie l’infinità dell’universo ci diviene accessibile, amichevole, diventa il nostro focolare. «Dio mio, è pieno di stelle», grida Dave Bowman, l’eroe di 2001 Odissea nello spazio, quando il suo vascello è catturato dal monolite nero in orbita intorno a Saturno. Una formula che, al di là della credenza nel valore di questa o quella tecnologia, sarà forse il grido di estasi degli ermetici di domani.

Note

  • 1 Vedi per esempio: http://transumanar.com/
  • 2 John Barrow, Frank Tipler, Il principio antropico, Adelphi 2002 (ed. originale: The Anthropic Cosmological Principle, Oxford University Press 1986).
  • 3 Mircea Eliade, Il mito dell’alchimia, Bollati Boringhieri 2001 (ed. originale:The Forge and the Crucible: The Origins and Structure of Alchemy, University of Chicago Press 1978).
  • 4 Cfr. www.techgnosis.com
  • 5 Pierre Lory, Alchimie et mystique en terre d’Islam, Gallimard 2003.
  • 6 Bertrand Shefer, Introduction au „théatre de la mémoire”, Éditions Allia.
  • 7 Wouter J. Hanegraaff, Sympathy for the Devil: Renaissance Magic and the Ambivalence of Idols, a www.esoteric.msu.edu .
  • 8 Ioan Couliano, Les gnoses dualistes d’occident. Histoire et mythes, Omnibus 1993.
  • 9 Oliver Krueger, “Gnosis in Cyberspace? Body, Mind and Progress in Posthumanism”, in Journal of Evolution and Technology, Vol. 14 Issue 2, Agosto 2005, versione 1.1, pagg 55-67, online a JET
  • 10 Ipotetiche tecnologie capaci di agire su insieme giganteschi, manipolando per esempio sistemi solari interi, o creando universi a partire da buchi neri.
  • 11 L’autore transumanista di fantascienza Rudy Rucker dedica d’altronde una critica accesa a queste nozioni nel suo libro Postsingular, Tor Books 2007, disponibile anche online.
  • 13 Michael Anissimov, Forecasting Superintelligence: the Technological Singularity, a www.acceleratingfuture.com .
  • 14 Garth Fowden, The Egyptian Hermes: A Historical Approach to the Late Pagan Mind, Cambridge University Press 1987.